Smartworking e ufficio del futuro

In quest'ultimo anno abbiamo imparato che possiamo lavorare in qualsiasi posto e quindi, come cambierà il luogo di lavoro?

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Durante l’emergenza Covid-19 milioni di lavoratori hanno lavorato a distanza, preservando la salute, garantendo la continuità di business e mettendo in risalto l'importanza del digitale. 

I dati presentati dall’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano parlano chiaro: gli smart worker italiani erano circa 570 mila nel 2019. Sono poi balzati ad oltre sei milioni e mezzo durante il primo lockdown, stabilizzandosi sui 5,35 milioni di lavoratori a distanza.

Se all'improvviso, nel giro di pochi giorni, centinaia di aziende sono state costrette ad applicare il lavoro da remoto, significa che erano già in grado di farlo e ora si tratta di riflettere sul significato di questo cambiamento che non coinvolge la singola azienda o il lavoratore ma tutta la comunità. Le città infatti andranno per forza ripensate perché una riduzione di persone porta a una riduzione delle entrate per tutte quelle attività che lavorano a contatto con i dipendenti degli uffici. Pensiamo ai bar, ristoranti, servizi di pulizie ma anche a tutte quelle attività che servivano da sfogo durante la pausa pranzo o subito dopo il lavoro (palestre, piscine).

Di conseguenza va ripensato anche lo spazio: l'ufficio per come lo abbiamo conosciuto cambierà notevolmente.

Già con la fine del lockdown e l’inizio della fase 2 della gestione dell’emergenza, le aziende private e le PA hanno iniziato gradualmente a riaprire gli uffici, riadattando gli orari e gli spazi per garantire il distanziamento e mantenendo l'integrazione tra la sede e il lavoro da remoto. Ora, la tendenza delle imprese è di intervenire sugli spazi fisici differenziandoli, ampliandoli o riducendoli.

Secondo le previsioni, nelle imprese ci sarà una quota fissa del 50% di lavoratori in smart working, una riorganizzazione degli spazi, meno scrivanie e più sale comuni. Nelle ipotesi più avveniristiche, in futuro gli spazi saranno aperti 7 giorni su 7, anche di notte, per garantire una flessibilità completa, nel rispetto della salute e delle scelte di vita.

Quindi il lavoro sarà ibrido, un po' a casa e un po' in ufficio, il quale diventerà sempre più un luogo dell'identità aziendale, delle attività creative e di brainstorming. L'ufficio non scomparirà, anzi, diventerà un polo attrattivo, per scambiare e "rubare" idee, condividere, formarsi. Si andrà in ufficio perché oltre al lavoro si trova qualcosa di più: corsi di formazione, non solo relativi al lavoro ma anche al benessere psico fisico. 

È evidente che si tratta di una profonda trasformazione del lavoro, sia a livello culturale sia metodologico. Le organizzazioni dovranno fare leva su soluzioni tecnologiche abilitanti per semplificare e rendere agili tutte le attività e accorciare la distanza non solo fra i propri dipendenti ma anche con i partner, i clienti e i fornitori.

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